Dentro “Baby” di Oissela

Un mix di pop, urban e influenze internazionali per un singolo che parla dritto al cuore. Oissela trasforma la sofferenza di una relazione complicata in arte, portando in musica il vissuto di chi ha amato troppo e si è perso. Un pezzo intenso, crudo, universale.

Bentrovato, Oissela. Come nasce il titolo del nuovo singolo “Baby”?

Grazie mille a voi per l’invito, è sempre bello poter raccontare un po’ di quello che c’è dietro la musica, perché spesso si pensa che tutto nasca da un beat e due rime, ma in realtà… c’è molto di più.

Il titolo, proprio come il brano, arriva da una situazione tutt’altro che leggera. Un momento della mia vita di coppia in cui non mi sentivo capito, né ascoltato. Ogni parola sembrava il pretesto per una discussione, ogni gesto finiva sotto processo. Era come stare in una relazione dove anche respirare diventava motivo di dibattito. E da lì nasce “BABY” – un titolo semplice, diretto, che suona leggero ma dentro ha un bel peso. Perché in fondo, dai, ognuno ha avuto – o ha ancora – un suo o una sua “BABY” che gli ha scombussolato la vita.

A chi vorresti consigliare l’ascolto del brano?

Consiglio l’ascolto a tutti: uomini, donne, giovani, meno giovani, romantici e cinici. Questo pezzo non ha età, genere o bandiera. Se hai mai amato, o ti sei sentito perso in mezzo a una relazione sbagliata, allora ti ci ritroverai. È un brano che non fa sconti, ma neanche prediche. Parla chiaro, come dovrebbe fare chiunque abbia qualcosa da dire.

Credi che la musica sia il mezzo più efficace per fare breccia nel cuore delle persone? 

Secondo me, la musica ha un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi. È molto più di un sottofondo: è uno strumento potente, capace di farci ridere, piangere, ricordare momenti che credevamo dimenticati. Ci permette di aprirci, di essere davvero noi stessi, senza filtri né maschere.

A volte riesce a tirar fuori emozioni che nemmeno sapevamo di avere dentro. E quando succede, capisci che non è solo una canzone, è una parte di te che prende voce.Quindi sì, assolutamente sì: la musica è necessaria.E per qualcuno, come me, è pure terapia. Senza il lettino.

Stai pensando di esibirti dal vivo?

Sto pensando seriamente di esibirmi dal vivo, e sinceramente non vedo l’ora. Da piccolo sognavo i grandi palchi, gli stadi pieni, il pubblico che canta ogni parola. Oggi, prima di tutto, sogno una buona gavetta. Perché prima del successo, serve l’allenamento. Prima dei riflettori, servono le cicatrici. Ma so quello che voglio. E so che ci arriverò. Non dico “se” succederà. Dico “quando”.